Raccontare la vera vita di un uomo è impossibile. Ci
sfuggirebbe sempre qualcosa. E questo vale sia per la persona accanto, la
nostra amica Marta che conosciamo o crediamo di conoscere da una
vita, sia per Julien Sorel, il personaggio letterario, quell’ “essere vivo senza viscere” come lo
chiamava Paul Valéry. L’unico modo possibile della narrazione della vita di un uomo è quello che Leibniz nel
“Discorso di metafisica” definiva “concetto completo”: ossia la serie esatta e completa di tutti i suoi gesti, atti, discorsi, pensieri cònditi e
reconditi. Bisognerebbe interpellare ossia
il dottor Sigmund di Vienna oltre che
Dio in persona. E solo Dio o in mente Dei
può risiedere infatti il “concetto
completo” di un uomo.
E io che voglio fare il romanziere e ho studiato alla scuola
Holden come dovrò fare allora per dar vita a un personaggio? Procedo esattamente
come ha fatto Stendhal. In narrativa
si chiama " selezione epica", ossia se io racconto un fatto e non un
altro di un protagonista (visto che non posso raccontare tutta la sua vita) opero una scelta consapevole e mai innocente,
voglio che il mio protagonista venga visto in un modo piuttosto che in un
altro, offro cioè una prospettiva (anche se composita, prismatica, non necessariamente univoca) allo sguardo di
chi legge. È come quell’ ologramma che si trovava nei formaggini MIO della
nostra infanzia: reclinando la
figurina in un modo vedo un personaggio
in una posa, reclinandolo in un altro modo in un’altra posa.
Ovviamente questa selezione epica non riguarda solo i
personaggi da romanzo, pensate a tutti i santini
e le vite dei santi (in un Paese per lungo tempo semianalfabeta e cattolico
come il nostro queste vite sono state per secoli una delle forme rudimentali di
narrativa popolare), pensate ai Fioretti di San Francesco o alle tante
vite di Sant’Antonio o Santa Rita da Cascia o San Luigi Gonzaga.
Non potevano mancare le biografie di Papa Francesco che in questi giorni
cominciano prepotentemente a fuoriuscire.
Il fatto che anche nel blog del Bau Bau del momento, il terribile e violento (verbalmente) ex
comico Beppe Grillo, sia apparso oggi un postone chiaramente
laudatorio sulla vita del nuovo Papa di Francesca Ambrogetti fa pensare. Pubblicare questo pezzo su Papa
Francesco non è un fatto innocente o
neutro; non necessariamente vuol dire assenso su di lui o sulla visione, ma
offire qualche scorcio opportunamente selezionato, sì, visto che i fatti
narrati sono ampiamente agiografici (noi non eravamo con lui tra le favelas e non possiamo
che star a credere alla prospettiva della narratrice) e visto che non sono
posti in forma dialettica, con una postilla chiarificatrice per esempio. Ciò vuol dire che l'intento di chi ha postato il
pezzo si sposa con le intenzioni di chi l'ha scritto. Offrire una particolare
"selezione epica" dei suoi gesti e dei suoi detti.
Siamo cioè in zona "Fioretti di san Francesco" o
Tommaso da Celano (Vita di San Francesco).
Niente paura ci dice implicitamente l’uomo politico violento
(verbalmente) che dà del puttaniere e
morto vivente all’avversario politico: sciroppo di pini e di abetaie della
Verna. Stimmate e Porziuncola: Italia
eterna insomma.
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