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Gedaliahu G. Stroumsa |
domenica 6 maggio 2012
IL RADICALISMO RELIGIOSO DEL PRIMO CRISTIANESIMO: CONTESTO ED IMPLICAZIONI
E, per quel che
concerne i mali, il loro fine e il loro atto sono necessariamente peggiori
rispetto alla loro potenza, giacché l’essere-in-potenza si identifica con
entrambi i contrari. Aristotele, Metafisica IX. 9.1051a 16-18[1].
Sono le circostanze recenti, nuove e inquietanti, che spiegano il nostro vivo interesse
per il radicalismo religioso. Queste circostanze comprendono anche rivoluzioni
religiose e minacciano finanche il tenore della nostra vita sociale ed
intellettuale. Anche lo storico dell'antichità non può rifugiarsi dietro i
pesanti tendaggi dell'antiquaria.
Esclusivismo, violenza, intolleranza: questi concetti, che si rimodulano senza restare
identici, sono tutti utilizzati, insieme con radicalismo, per descrivere i misfatti
molteplici della religione nel mondo contemporaneo. Tramite un'analisi di
alcuni aspetti paradossali del cristianesimo antico, questo studio spera anche
di illuminare il processo con il quale un movimento religioso dinamico può
trasformarsi in minaccia per l'esterno. Più precisamente, tenterò qui di
tracciare i percorsi attraverso i quali una religione perseguitata fin dalle
sue origini poté trasformarsi nei primi secoli in una religione persecutrice e
di comprendere la dialettica grazie alla quale i credenti della religione dell'amore poterono inventare
forme di violenza e d'intolleranza religiose fino ad allora sconosciute nel
mondo antico.
mercoledì 25 aprile 2012
La scrittrice Erika Rigamonti ha vinto con il romanzo “Binario 7” edito da Mobydick, editore di Faenza, il PREMIOENRIQUEZ 2012 – CITTA’ DI SIROLO nella categoria Editoria di impegno sociale e civile, nella sezione Romanzo civile.
La cerimonia ufficiale di consegna dei premi avrà luogo presso il Teatro Cortesi di Sirolo, domenica 19 agosto 2012.
Il premio, una targa d’oro con un’immagine del grande maestro Lele Luzzati raffigurante il “Conero”, alias Madre Natura, che diventa “Re”, grande burattinaio dello spettacolo, è intitolato al regista Franco Enriquez.
All'amica Erika, che ha collaborato alle nostre pagine, le più vive congratulazioni! Ad maiora!
http://www.lafrusta.net/
domenica 22 aprile 2012
Stendhal – Diario del viaggio in Brianza – I libri di Brianze, 2009 - (Il libro contiene anche Il forestiere in Italia). A cura di Sara Pozzi.
È un dato di fatto – mi dicevo, mentre a lettura ultimata mi rigiravo fra le mani questo delizioso repêchage di Stendhal – che la Brianza è tuttora uno dei luoghi più belli d’Italia. Un pezzo di Toscana in terra di Lombardia. Ho vivi ricordi della Toscana dove ho vissuto gli anni dell’adolescenza e ho la ventura di attraversare tutti i giorni e in tutte le stagioni dell’anno per ragioni di lavoro (servicio de correos del Maradagàl) la Brianza più riposta e più periferica e dunque più intima, ossia quella lecchese, ancora in buono stato. Non so restare freddo davanti a scorci paesaggistici come quelli di Montevecchia, Perego, Annone ... Dall’altura della Bevera ( Imbever, ricorda un cartello messo lì da una mano pubblica guidata da un sentimento, non ancora risentimento, identitario) mi soffermo ogni giorno ad ammirare il paesaggio di questa Brianza dalle colline dai profili seghettati, da cui si staglia sempre, anche tra le brume come ancor più nelle terse giornate primaverili, un delizioso campanile, e da dove gettando lo sguardo si coglie in un’unica veduta mozzafiato tutta la chiostra delle cime lecchesi, e più oltre, le rocce imbiancate delle Alpi.
martedì 17 aprile 2012
Trieste è un’altra di Pietro Spirito di Marina Torossi Tevini
Trieste è un’altra, il recente saggio di Pietro Spirito
edito da Mauro Pagliai nell’intrigante collana
Le non guide si snoda come un
diario di viaggio suggestivo e personale attraverso la città di Trieste a
ricercarne la sua intima natura. “Trieste è un’altra” recita il titolo. In che
senso un’altra? È un’altra rispetto all’immagine stereotipata che ne abbiamo, è
un’altra perché non è la Trieste ufficiale ma quella città in parte
incomprensibile che si presenta alla vista dell’autore (non a caso affacciato
al belvedere della Napoleonica). Un autore che cerca, come in uno specchio
rotto, di ricomporre i frammenti per arrivare a un’immagine, a un senso, a
un’ipotesi definita. Ma un senso è difficile da trovare in una città che appare
morta come nel Porto Vecchio le rotaie e le traversine abbandonate. E proprio
il Porto Vecchio con la sua suggestione di binari morti che parlano di “un
matrimonio finito male, quello tra il governo portuale e le ferrovie dello stato”
la rappresenta bene e ci prospetta un
angosciante paesaggio da città fantasma, un “non luogo” che molti cineasti hanno scelto come sfondo per le loro storie di
celluloide (come forse un “non luogo” è anche la stessa Trieste con i suoi
spazi “pensati per lasciare la mente libera di credere che in fondo tutto è
possibile”). L’immagine che Trieste dà è in qualche modo l’immagine di una città
irrisolta, una città che vive in compagnia di fantasmi come quelli che popolano
i magazzini di Porto vecchio che un tempo ospitavano le derrate ed ora, con i sacchi
accatastati e vuoti, simboleggiano una ricchezza scomparsa e alludono a un
tempo in cui “la città respirava atmosfere universali e l’abbondanza delle
mercanzie parlava di un Occidente avviato a un progresso senza fine”. Trieste a
metà strada tra un passato glorioso e lontano e un futuro che appare incerto e
difficile.
venerdì 13 aprile 2012
Luciano Canfora, Il mondo di Atene, Laterza, Bari 2012
giovedì 12 aprile 2012
Dorothy Louise Zinn - La raccomandazione - Clientelismo vecchio e nuovo, Donzelli Roma 2001.
Che dovesse pervenire da una statunitense uno studio ampio ed articolato sulla devastante pratica sociale della raccomandazione in Italia, è un fatto che solo in un primo momento lascia sorpresi. In fondo, dicono che nel Corano i cammelli non siano mai citati; sono per così dire tanto impliciti nel paesaggio locale che non è necessario farvi continuo riferimento (come la neve nei romanzi russi!). Analogamente vogliamo credere che il nostro cammello della raccomandazione sia così presente nel nostro paesaggio morale che farvi riferimento, da parte dei nostri studiosi delle scienze sociali, suonerebbe pleonastico. Si sa come vanno certe cose in Italia!
mercoledì 11 aprile 2012
Jacques Prévert
Cosa occorre privilegiare in Jacques Prévert (1900-1977)? Il poeta o il dialoghista di pellicole cinematografiche, l'autore di canzoni o il sodale dei surrealisti, l'amico di Picasso o il passeggiatore solitario per la vecchia Parigi, il provocatore o lo
scrittore di racconti per bambini? Certamente, non occorre sfilare nulla dalla trama di un'opera e di un'esistenza intimamente avvinte l'una all'altra.
«Anche quando Jacques Prévert scrive, si direbbe che parli. Egli viene dalla vita e non dalla letteratura». Questa riflessione dello scrittore Georges Ribemont-Dessaignes riassume questo personaggio nato con il secolo a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, in un ambiente piccolo-borghese bigotto, di cui non cesserà mai di sfottere le ossessioni e le ipocrisie. Con Prévert, un universo a parte è creato, un universo che fugge l'ordine voluto da Dio e dai " contro-ammiragli" (una delle molte figure sociali di cui si prendeva gioco). Il lirismo si lega agli oggetti più usuali e grava i calembours ed i giochi di parole di tutta l'energia del loro potere d'invenzione e di distruzione.
giovedì 5 aprile 2012
Avevo vent'anni...
« J’avais vingt ans. Je ne laisserai personne dire que c’est le plus bel âge de la vie. Tout menace de ruine un jeune homme : l’amour, les idées, la perte de sa famille, l’entrée parmi les grandes personnes. Il est dur à prendre sa partie dans le monde ».
« Avevo vent’anni. Non consentirò a nessuno di dire che è l'età più bella della vita. Tutto minaccia di rovina un giovane: l’amore, le idee, il distacco dalla propria famiglia, l’ingresso fra gli adulti. È duro prendere il proprio posto nel mondo»
Dedico questa frase - che si rinnova e trova un suo senso al passaggio di ogni generazione - dell’intellettuale comunista Paul Nizan, tratta dal libro “Aden Arabia”, a tutti coloro che hanno vent’anni oggi, che non riescono a prendere il proprio posto nel mondo, in ricordo dei miei drammatici vent’anni.
« Avevo vent’anni. Non consentirò a nessuno di dire che è l'età più bella della vita. Tutto minaccia di rovina un giovane: l’amore, le idee, il distacco dalla propria famiglia, l’ingresso fra gli adulti. È duro prendere il proprio posto nel mondo»
Dedico questa frase - che si rinnova e trova un suo senso al passaggio di ogni generazione - dell’intellettuale comunista Paul Nizan, tratta dal libro “Aden Arabia”, a tutti coloro che hanno vent’anni oggi, che non riescono a prendere il proprio posto nel mondo, in ricordo dei miei drammatici vent’anni.
lunedì 2 aprile 2012
Il ritorno di Chevalley ( I siciliani, i piemontesi, e il Gattopardo)
Un rompicapo. Tale è per Sciascia la Sicilia nell’ultima intervista rilasciata a "Le Monde" il 6 ottobre 1989, un mese prima di morire. O meglio, un casse-tête si mostrava il suo rapporto con l’isola e la conseguente «difficoltà di essere siciliano» che egli così riassumeva: «amare un luogo e delle persone e detestarli allo stesso tempo, sentirsi simile e differente, volere e non volere». E se l’isola è un rompicapo per lo scrittore che più di ogni altro l’ha presa come un punto focale in cui rifrangere e riflettere tutti i vizi dell’intera penisola (La Sicilia come metafora, La palma va a nord) cosa potrà essere per tutti coloro, viaggiatori, giornalisti, osservatori che ne tentano una semplice lettura?
L’Arca di Noè (I capolavori da salvare) - Un cuore semplice di G. Flaubert
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Gustave Flaubert |
Intervista a Matteo Neri
Sereni: Prof. Neri ho appena finito di leggere Un cuore semplice di Flaubert…
Neri: …un racconto bellissimo, un capolavoro…
S.: …ecco, non mi è chiaro l’atteggiamento di Flaubert nei confronti di Félicité. Mi sembra che Flaubert non sia serio, ma ironico…
N.: Ah, su questo punto Flaubert è stato chiarissimo. A un’amica, Roger des Genettes, che – come Lei adesso – pensava che egli in questo racconto si fosse preso gioco di Félicité, rispondeva: “Non è affatto ironico come supponete; al contrario è molto serio e molto triste”.
S.: Non capisco: una contadinotta ignorante e superstiziosa, come dice Flaubert, un ”automa”, che alla fine scambia…
Michel Onfray – Crepuscolo di un idolo. Smantellare le favole freudiane – trad. G. De Paola, Ponte Alle Grazie, Milano 2011

Tennessee Williams Drammaturgo, poeta americano (Vienna, 1911-1983)
Tennessee Williams
Drammaturgo, poeta americano (Vienna, 1911-1983)
Paul-Henri Thiry d'Holbach (1723-1789) STORIA CRITICA DI GESU’ CRISTO O Analisi ragionata dei Vangeli (1770) Prima traduzione italiana assoluta di Alfio Squillaci
Il libro è in vendita presso Amazon_Kindle
Indice

Prefazione
Capitolo I.
Quadro del popolo ebraico e dei suoi profeti. Esame delle profezie relative a Gesù.
Capitolo II.
Della nascita di Gesù Cristo.
Capitolo III.
Adorazione dei Magi e dei pastori. Strage degli Innocenti, ed altri fatti che seguirono la nascita di Gesù Cristo
Capitolo IV.
Battesimo di Gesù Cristo. Suo ritiro nel deserto. Inizio della sua predicazione e dei miracoli. Nozze di Cana.
Capitolo V.
Viaggio di Gesù Cristo a Gerusalemme. Mercanti cacciati del tempio. Colloquio con Nicodemo.
Capitolo VI.
Incontro di Gesù con la Samaritana. Il suo viaggio ed i suoi mi-racoli nel paese dei Geraseni.
Capitolo VII.
Gesù guarisce due ossessi Miracolo dei maiali. Prodigi operati da Cristo fino alla fine del primo anno della sua predicazione.
Capitolo VIII.
Di ciò che fece Gesù durante il suo soggiorno a Gerusalemme, ossia, nella seconda Pasqua della sua predicazione.
Capitolo IX.
Gesù fa nuovi miracoli. Chiamata dei dodici apostoli.
Capitolo X.
Sermone della montagna. Riassunto della morale di Gesù. Os-servazioni su questa morale.
Capitolo XI.
Azioni e parabole di Gesù. Ostilità dei suoi parenti contro di lui. Viaggio di Gesù a Nazaret e dei successi che vi ebbe.
Capitolo XII.
Predicazione degli apostoli. Istruzioni che impartisce loro Gesù. Miracoli operati da egli fino alla fine del secondo anno della sua predicazione.
Capitolo XIII.
Gesù ritorna in Galilea nella terza Pasqua della sua predicazione. Ciò che vi fece fino a quando andò via.
Capitolo XIV.
Gesù si reca a Gerusalemme. È costretto a uscirne. Risurrezione di Lazzaro. Entrata trionfale di Cristo. Suo ritiro nell’ Orto de-gli Ulivi. La cena. L’arresto.
Capitolo XV.
Processo e condanna di Gesù. Suo supplizio e morte.
Capitolo XVI.
Risurrezione di Gesù. Sua condotta fino all’ Ascensione. Esame delle prove della Risurrezione.
Capitolo XVII.
Riflessioni generali sulla vita di Cristo. Predicazione degli apo-stoli. Conversione di San Paolo. Fondazione del cristianesimo. Persecuzioni subite. Cause dei suoi progressi.
Capitolo XVIII ed ULTIMO. Quadro del cristianesimo da Costantino fino a noi.
Maria Pia Ammirati – Le voci intorno - Cairo Publishing, Milano 2012
L’argomento è la morte e nella fattispecie la forma che essa assume per il tramite di un incidente
d’auto. Si tratta di morte nelle sue prove corali e familiari, a diversi gradi d’incidenza; in quanto taluni muoiono mentre la protagonista finirà in coma. Nondimeno il tema e la tesi che il fulmineo romanzo di Maria Pia Ammirati porge è affatto tragico, in quanto non ci sono sacre soglie da varcare (la tragedia, infatti, al contrario, consta di un confronto mal riuscito con il sacro), ma rapporti da situare e spiegare.
Già in Se tu fossi qui, edito anch’esso da Cairo (2010) e vincitore nel 2011 del Premio Selezione
Campiello, Ammirati aveva condotto quello che alla luce di quest’ultimo Le voci intorno suona
quasi come una sorta di prequel.
Gabrio Casati – Luigini contro contadini– Il lato oscuro della Questione Settentrionale - Guerini e Associati, Milano 2011
Marina Torossi Tevini, Le parole blu, Campanotto 2010
“L’Occidente e parole” di Marina Torossi Tevini: una
raccolta di racconti scanditi da continui interrogativi, interrogativi a cui
l’autrice si impegna a dare risposta attraverso un inesausto spasmodico sforzo
di indagine e riflessione. Uno sforzo in cui ella riesce a coinvolgere a pieno
il lettore, dal quale è come se si facesse scortare passo dopo passo attraverso
il processo conoscitivo e lungo l’avventuroso percorso che dovrebbe condurci a
decifrare il mistero della condizione umana. Anche se, lo sappiamo, si
tratta di un percorso in cui ci si scontra con molte porte chiuse. Ma pure
quando il suo ragionamento non può approdare a una conclusione, perché, niente
da fare, il dilemma risulta insolubile, ella non per questo cessa di pilotare e
stimolare il lettore, associandolo non tanto alla propria impotenza quanto alla
propria ribellione contro questa impotenza. Insomma un libro dalla cui lettura
si ricava l’impressione che all’autrice non sia sufficiente capire, ma che ella
avverta l’urgenza, e quasi il dovere, di aiutare gli altri a capire, per cui,
ecco, il suo atteggiamento credo sia lecito definirlo “didattico”.
Consapevolmente, dichiaratamente “didattico”. Ma, attenzione, al vocabolo
“didattico” non dobbiamo attribuire nessuna valenza negativa. Anzi. In un mondo
in cui così di frequente ci si sottrae alla responsabilità del giudizio,
si glissa, ci si schermisce di fronte alla necessità di prender posizione, un
libro in cui senza mezzi termini, senza giri di parole ci si confronta con i
più grandi temi - la disparità sempre crescente tra gli umani, il bisogno
che abbiamo degli altri e la difficoltà, spesso insormontabile, che incontriamo
nel tentativo di dialogare e intenderci (incomprensione che drammaticamente si
accentua nel rapporto tra generazioni diverse), e il perverso dilagare
del consumismo, e la pecorile tendenza all’omologazione, e come i più a ogni
costo vadano reclamando certezze, certezze quali che siano, anche se
approssimative, discriminatorie, banalizzanti, mentre bisognerebbe
avere il coraggio di convivere col dubbio, il dubbio che, certo, è assai
faticoso da gestire, ma risulta indispensabile a salvarci da ogni tipo di
oscurantismo – un libro così, dicevo, non può che essere benvenuto. Benvenuto
perché utile, benvenuto perché necessario. Ecco: dovrebbero scriversene
più spesso di libri del genere.
Lo stile omiletico di Citati ( Cristo, Socrate e Hegel)
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Pietro Citati |
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